POSIZIONE DELL'ISS
LISTA E MAPPA DEI TERREMOTI
ALTRI MIEI BLOG
L'installazione di una antenna direttiva in una stazione radioamatoriale, si sà, comporta
automaticamente l'acquisto di un rotore d'antenna necessario a puntare la nostra arma letale
nella direzione che ci interessa per poi aprire il fuoco e colpire il bersaglio
(la stazione dx!). I rotori di antenna commerciali però hanno il difetto di essere un tantino
costosi e, specie se si punta ai modelli di classe medio-alta non è difficile imbattersi
in prezzi superiori a 600-700 euro. Per alcuni modelli prodotti da una nota azienda italiana
caratterizzati dal fatto di avere l'ingranaggio principale con vite senza fine, che garantisce
un'elevata resistenza e affidabilità, il prezzo supera i 1000 euro e per i modelli di punta
si va anche oltre i 2000! Nulla da dire sulla loro efficienza ma all'idea di spendere una cifra
simile per portarmi a casa un pezzo di ferro, un motore elettrico e poco altro mi si rizzano
i capelli oltre che, personalmente, preferirei investire questa somma di denaro per qualche
cosa di più utile e serio.
E' anche vero che grazie al mercato dell'usato sarebbe possibile trovare il modello di nostro
interesse ad un prezzo vantaggioso se non che le inserzioni davvero convenienti spesso
propongono pezzi palesemente vecchi, arrugginiti e usurati venduti con formula AS IS senza
possibilità di restituzione o rimborso nel caso in cui dovessero avere qualche difetto.
Inoltre il fatto che i ricambi siano difficili da trovare spesso riduce un rotore che magari
è in ottime condizioni elettriche ed estetiche ma ha un ingranaggio danneggiato in un
ingombrante fermacarte senza possibilità di rimetterlo in funzione.
Come fare quindi?
Una validissima alternativa è costituita dai cosiddetti motoriduttori. Si tratta di ingranaggi
(solitamente a vite senza fine con gli alberi sfasati di 90°) per uso industriale, di ottima
fattura, in bagno d'olio, usati in accoppiamento a potenti motori elettrici spesso trifasi a
380V in applicazioni gravose, soggetti ad alti regimi di rotazione continuati nel tempo e
carichi applicati così elevati da farli riscaldare anche fino a 80°C senza nessuna conseguenza.
Ideali quindi per essere usati come rotori d'antenna dove devono stare sostanzialmente fermi!
Sono prodotti da numerose aziende in Italia (ad es. Bonfiglioli, Siti, TLS, Rossi ecc..).
E' possibile trovarli nei cataloghi on-line sui siti web delle rispettive aziende ma bisogna
chiamare per un preventivo o chiedere a qualche rivenditore di motori elettrici. Ce ne sono
per tutti i gusti da quello buono per farci un rotore per una piccola direttiva HF a quello
che può far girare dalla base un'intero traliccio (non sto affatto scherzando!) Il costo?
Certo è che non li regalano! Il prezzo è adeguato alla qualità del prodotto acquistato ma è
comunque MOOOOLTO piu basso rispetto ad un rotore commerciale di pari, o quasi sempre
inferiori, caratteristiche di resistenza.
Anzi c'è di più! Gli stessi rotori a vite senza fine tanto blasonati altro non sono
che........dei motoriduttori!!! Nello specifico prodotti da TLS, azienda meccanica italiana.
Si richiedono solo l'accoppiamento al mast della nostra antenna, un potenziometro che indichi
la posizione, ed ovviamente un piccolo motore elettrico. Mi è bastato, girando per caso su
ebay nel negozio on-line di un'azienda di macchine agricole, vedere le scritte: "Riduttore"
e "39Euro" per alzare immediatamente la cornetta del telefono! Dopo pochi giorni il pezzo,
nuovo di zecca, era sul mio tavolo di lavoro. Il riduttore è un "SITI", a vite senza fine,
con rapporto di riduzione 40:1 ovvero per avere 1 giro dell'albero condotto sono necessari
40 giri dell'albero di presa, il riduttore è dotato di flange per il fissaggio al motore e
alla macchina alla quale deve trasferire forza motrice. I fori per gli alberi sono da 11mm
per l'albero di presa (quello che va al motore) e 19mm per l'albero condotto (che andrà
all'antenna), gli alberi dovranno essere provvisti di scanalature e relative chiavette che
andranno ad incastrare negli appositi incavi.
Come tutti gli ingranaggi a vite senza fine il moto è irreversibile ovvero l'albero di presa può
far girare l'albero condotto come è logico che sia ma non è ammissibile il viceversa quindi il
riduttore agisce efficacemente da freno meccanico nei confronti dell'antenna con resistenza a
coppie di torsione di centinaia di Newton/metri (anche migliaia, dipende dal riduttore che
scegliamo!). La cavità all'interno della flangia inferiore sembra fatta apposta per alloggiare
il potenziometro di indicazione della posizione
Adesso che abbiamo il "cuore" del nostro rotore è necessario procurarsi tutti i pezzi di
complemento che sono indispensabili per una realizzazione che non avrà nulla da invidiare agli
equivalenti commerciali venduti in base alle quotazioni dell'oro (materiale di cui, dato il costo,
presumibilmente devono essere costituiti :D) Parliamo del motore e degli alberi.
Il più delicato è l'albero condotto al quale dovrà essere fissata l'antenna. Io personalmente ho
racimolato l'albero di un grosso motore elettrico bruciato e arrugginito che ho smontato e
"ripulito" dall'avvolgimento e dai cuscinetti facendo uso di un potente flessibile, uno scalpello
e una mazza da 2kg (con le buone maniere si ottiene tutto!). L'albero, che era di diametro
via via crescente allontanandosi dalla chiavetta, ha richiesto una "passata" di tornio per portare
i primi 10cm uniformemente a 19mm di diametro che è stata effettuata da un'officina meccanica.
Al centro del lato inferiore dell'albero ho praticato un foro al quale è stato fissato con una
goccia di Loctite il perno del potenziometro. Quest'ultimo è stato poi bloccato con l'ausilio
di una piccola staffa in lamiera zincata. Nel punto in cui l'albero entra nel riduttore, un "doppio
bicchiere" fatto con due tappi siliconati a dovere impedirà all'acqua di infiltrarsi e allagare il vano
inferiore riservato al potenziometro, distruggendolo.
Per l'alberino di presa da 11mm il discorso è stato un po piu complesso in quanto non sono
riuscito a trovarlo da nessuna parte e per realizzarmelo dal pieno al tornio-fresa l'officina mi ha
chiesto una cifra spropositata (20 euro). Ho tentato allora di costruirlo io stesso con metodi
ben più rozzi e inevitabilmente meno precisi ma ottenendo comunque un ottimo risultato.
Sono partito da un bullone da 13mm di diametro, l'ho tagliato in modo da ottenere un tondino
di 5cm poi l'ho bloccato nel mandrino di un trapano a colonna (come se fosse una punta).
Ho fissato alla morsa del trapano un flessibile di precisione con disco da smeriglio in modo
da far sfiorare quest'ultimo con il bullone una volta abbassato il mandrino. Accesi sia il
flessibile che il trapano ho fatto scendere lentamente il bullone in rotazione a 500 rpm,
non appena esso è entrato in contatto con il disco a 12000 rpm sono cominciate le scintille.
Risultato: un bell'alberino da 10.97 mm che entra perfettamente e senza gioco nel foro del
riduttore. Perfetto! Sembra fatto al tornio!
Ora non resta che fare la scanalatura che alloggerà la chiavetta. Non disponendo di fresa
toccherà adattare qualcosa, il flessibilino di precisione con un minuscolo disco di taglio
va più che bene. Una volta fatta la scanalatura, la chiavetta, che purtroppo andava un po
lenta, è stata fermata per sempre con due punti di saldatura con elettrodo da 1,5mm e
l'eccesso di saldatura, pressochè inevitabile, rimosso sempre con il flessibilino tuttofare.
Procedimento alquanto laborioso ma risultato più che accettabile e a costo zero!
Arriviamo alla parte più importante dopo il riduttore e cioè il motore. Considerato che
l'antenna dovrà fare un giro completo in circa 1 minuto (1 rpm) e che il rapporto di
riduzione è di 1:40 ne consegue che il motore dovrà avere un regime di rotazione di 40 rpm.
Decisamente pochi!
Specie considerando che i piccoli motori in corrente continua raggiungono senza difficoltà
regimi da motore di Formula 1! Si rende pertanto necessario un'altro riduttore questa volta
con rapporto ben superiore a 40:1. La soluzione arriva bella e pronta dalla demolizione di
un triciclo giocattolo a batteria di mio cugino, il blocco motore è composto da un motorino
a 6 volt con riduttore incorporato che garantisce una notevole forza difatti è difficile
fermarlo con le mani una volta avviato. I giri sono quelli giusti circa 70 rpm che
diminuiscono se si abbassa la tensione senza eccessiva perdita di potenza. Sembra fatto
apposta per essere usato nel mio rotore! L'accoppiamento con l'alberino di presa è stato
molto semplice, ho saldato una grossa rondella di ferro all'alberino avendo cura di metterlo
esattamente dritto per evitare che, essendo fuori asse, potesse causare vibrazioni.
Il tutto è stato poi fissato con due viti forando l'ingranaggio del motorino che è di
plastica dura. In alternativa un motorino di alzacristalli/tergicristalli di auto, facilmente
reperibile presso qualsiasi ferrovecchio, dovrebbe comportarsi più che egregiamente data
la presenza del riduttore interno.
Tutto il complesso motore-riduttore è stato smontato, pulito con la nafta e ingrassato,
inoltre è stato protetto dall'acqua chiudendolo in una cassetta stagna per impianti
elettrici fissata alla flangia del riduttore con 4 viti, sigillata con silicone e
opportunamente forata per far passare l'albero di presa, fissare stabilmente il motorino
(che è sporgente dalla cassetta) e proteggerlo dall'acqua rinchiudendolo in un tubo in
PVC tappato all'estremità. La flangia inferiore del riduttore è stata chiusa con un tappo
di lamiera mentre il filo tripolare del potenziometro è stato fatto fuoriuscire dalla
parte laterale del corpo del riduttore praticando un foro munito di pressacavo per avere
una sigillatura a prova di bomba e contemporaneamente fare un lavoro decente.
Le foto chiariscono più di mille parole!
Bene. Il rotore è praticamente finito. Per quanto riguarda l'accoppiamento dell'albero condotto
con l'antenna anzichè saldare una piastra alla quale staffare il mast come nei rotori commerciali
ho preferito una soluzione più immediata. Ho infatti praticato 6 fori nell'estremità inferiore
del mast (fatto incastrando e saldando tubi di diametro via via piu piccolo) sui quali ho saldato
i dadi di altrettanti bulloni con testa da 13mm, che quando serrati stringono l'albero del rotore
che è coassiale all'interno del mast offrendo inoltre la possibilità di metterlo perfettamente
in asse con il rotore.
Ora arriviamo al control box, un concentrato di elettronica avanzata che ha richiesto mesi
di progettazione. Già: un'alimentatore, due pulsanti, due relè, uno strumento a lancetta
e qualche resistenza da 5cent HI!! Vediamo un po, al rotore arrivano 4 fili più il ritorno
di massa. Due sono per il motore, gli altri due per il potenziometro, anche il ritorno di
massa svolge un ruolo funzionale, se non c'è, bisogna aggiungere un quinto filo.
Lo schema è molto semplice... Il pulsante " destra" manda la corrente direttamente al motore
che gira in senso orario, quello "sinistra" fa esattamente la stessa cosa ma pilota anche
un relè a doppio scambio che inverte la polarità in modo da farlo girare al contrario.
Tutto qui.
ELENCO COMPONENTI
C1 470uF 50V
C2 10 uF 25V
C3 100 nF 63V
C4 4700 uF 25V
C5 100 nF 63V
C6 10 uF 25 V
C7 100 nF 63V
C8 10 uF 25V
D1 = D2 = D3 1N4004
PD ponte diodi 50V 10A
PD ponte diodi 50V 10A
R1 240 Ohm 1/4 W
R2 5 kOhm trimmer
R3 220 Ohm 1/2 W
R4 5 kOhm trimmer o potenziometro
P1 600 Ohm potenziometro
P2 5 kOhm potenziometro di precisione (multigiri)
RL1 relè due vie due scambi DPDT 12V
RL2 relè una via uno scambio SPST 12V
S1 interruttore a levetta 220V
S2 = S3 pulsante NA bassa tensione
M microamperometro 250-1000 uA (vedi testo)
LM338K con dissipatore e kit di isolamento
LM317
CALIBRAZIONE INIZIALE
-Posizionare il potenziometro del rotore P2 in modo che tra il terminale centrale e massa
vi siano circa 2900 Ohm (e di conseguenza tra il centrale e il positivo del LM317 5000-2900=2100).
-Posizionare il potenziometro del control box P1 in modo che tra il terminale centrale e
massa vi siano circa 330 Ohm (e di conseguenza tra il centrale e il positivo circa 600-330=270),
da farsi prima di installarlo in quanto se collegato al resto del circuito la misurazione è falsata.
-Collegare il rotore, posizionare il trimmer R2 a metà e dare tensione. Misurare il voltaggio
in uscita dal LM317 tra il positivo e massa e regolando R2 portarlo a circa 15V (tale valore
dipende dalla sensibilità del microamperometro M).
-Regolare P1 in modo da avere con la lancetta del microamperometro lo zero.
-Azionare il motore in senso orario e fare un giro completo. Al termine regolare R2 fino
a leggere 360°
-Se necessario ripetere il procedimento un'altra volta e assicurarsi della linearità della
scala.
Il sistema di lettura della posizione è anch'esso semplicissimo. Si sfrutta il principio del
ponte di Wheatstone tra due potenziometri sottoposti ad una uguale tensione (15 Volt).
Lo strumento a lancetta è da 500uA fondoscala ma anche valori diversi vanno bene basta che
non si discostino troppo ad esempio con uno strumento da 2000uA (=2mA) da 15V bisognerebbe
salire a ben 30V, decisamente troppo! Per piccoli range (250-1000 uA) basterà adeguare la
tensione sui potenziometri tramite il trimmer dell' LM317. E' importante che il quadrante
sia ampio onde avere una certa definizione della misura per non avere il dubbio se stiamo
puntando verso il pacifico... o il Sudafrica! Il potenziometro del rotore è 5000 Ohm multigiri
in quanto i normali potenziometri "monogiro" in realtà non ruotano di 360° ma di circa 270°
quindi sarebbero state necessarie demoltipliche e artifici meccanici vari (meglio evitare!).
L'alimentazione è doppia con due trasformatori di rete. Perchè mai? E' presto detto.
La lettura della posizione avviene leggendo la corrente che circola in un serie-parallelo di
resistenze, alcune variabili (vedi potenziometri) ma pur sempre di resistenze si tratta.
Per la legge di ohm la corrente è proporzionale alla tensione (a parità di resistenza) pertanto
si richiede che essa sia sufficientemente stabile (a questo ci pensa l' LM317).Però se alla
stessa fonte di alimentazione ci colleghiamo un motore elettrico che assorbe una corrente
consistente (in questo caso quasi 5A) specie nelle partenze da fermo avremo una certa
instabilità che non ci possiamo permettere pena vedere la lancetta che oscilla di qua e
di là quando spostiamo l'antenna. Quindi alimentazione separata e buonanotte!
E' la soluzione più semplice anzichè tentare di stabilizzare la tensione sovradimensionando
l'alimentatore o aggiungendo enormi elettrolitici! Tanto un piccolo trasformatore da 12-15V
si recupera facilmente da alimentatori a parete, vecchie lampade di emergenza, radioline
scassate e simili.
Per quanto riguarda la sezione di alimentazione del motore essa dipende ovviamente dalla
tensione di funzionamento del motore stesso. Io ho voluto "complicare" ulteriormente il
circuito con un alimentatore a tensione variabile facendo uso dell' integrato LM338K che
esteticamente è identico ad un comune 2N3055 (contenitore TO3) ma ha il vantaggio di non
richiedere altri transistor per regolare la tensione. Sono sufficienti un potenziometro e
qualche altra diavoleria da 2 soldi e l'alimentatore variabile è fatto! Ovviamente il
potenziometro fa bella mostra di sè sul frontale del control box contrassegnato dalla
dicitura "VELOCITA'", infatti al variare della tensione varierà anche il regime di rotazione
del motore e quindi il tempo che l'antenna ci metterà a fare un giro completo. Da notare
che non tutti i rotori commerciali dispongono di questo sofisticatissimo optional ;-)
Il circuito si presta a mille altre modifiche come ad esempio un fine corsa elettronico che
successivamente ho intenzione di adottare o una lettura digitale della posizione o un
circuito che generi una rampa di accensione e spegnimento "dolce" del motore (utile in caso
di antenne leggermente impegnative, vedi 3 el. In 80! :D) o ancora tramite qualche circuito
integrato e un'interfaccia seriale o usb la gestione via computer ecc.... Non è mia intenzione
pubblicare un progetto complicato che potrebbe facilmente indurre chi non è molto ferrato in
elettronica a cliccare la X in alto a destra nello schermo del PC alla vista del solo schema
elettrico :D, contemporaneamente mi scuso con i lettori più esperti per essere stato così prolisso.
Quello che mi preme sottolineare è che chiunque con un po di pazienza e di buona volontà può
realizzare un componente importante di una stazione radio che si rispetti con una cifra
irrisoria se confrontata con l'equivalente commerciale ed in più con la soddisfazione di
esserselo costruito con le proprie mani o al più facendo ricorso a qualche lavorazione in
officina (dopotutto non tutti abbiamo torni e frese cnc in garage!).
Con questo saluto chi ha avuto la pazienza di leggere fino alla fine!